mercoledì 8 dicembre 2010

Ho sottoscritto il documento circolato come e-mail il 7 dicembre scorso nel quale, insieme ad altri colleghi, si sollevavano una serie di questioni. Avevamo deciso di tralasciare i profili giuridico-formali perché – come abbiamo chiaramente scritto - avremmo voluto aprire una discussione franca e costruttiva su temi sostanziali.

Alla luce di alcuni interventi (circolati sempre per e-mail) credo, a questo punto, che sia necessario tornare sulla questione delle elezioni recentemente svolte al solo scopo di ottenere un minimo di chiarezza.

Lo Statuto della Società all'art. 3 così recita:

“Fanno parte della Società come Soci, su semplice domanda, i professori di ruolo (ordinari, straordinari, associati) e già di ruolo, i professori incaricati e i liberi docenti delle discipline storico-giuridiche contemplate dalle norme vigenti.

- Possono inoltre essere ammessi come Soci, su delibera del Consiglio di Presidenza, studiosi italiani e stranieri che abbiano contribuito al progresso della ricerca storico-giuridica”.

Ho riprodotto per comodità di tutti il testo dello Statuto che è scaricabile, per chi lo desideri, dal sito della Società: http://www.sistordir.it/statuto.php.

Appare pertanto evidente che i professori (comprendendo nella categoria, a scanso di equivoci, anche i ricercatori già a suo tempo ammessi) fanno parte “di diritto” della Società, dovendo esclusivamente adempiere all'obbligo formale della domanda e al pagamento della quota (di cui all'art. 4 dello Statuto).

E' ugualmente evidente che nello Statuto non si fa parola alcuna di figure assimilabili ai dottori di ricerca, tanto è vero che Antonio Padoa Schioppa, nella sua e-mai circolata la mattina del 7 dicembre, fa riferimento ad una delibera appositamente assunta, per ammetterli nella Società.

Per comodità di tutti riproduco il testo della e-mail del Presidente uscente Antonio Padoa Schioppa:

“Preciso anzitutto che l'estensione del voto deliberata, a termini di statuto, dal Consiglio direttivo e comunicata pubblicamente la mattina del 4 dicembre riguardava, oltre ai ricercatori già in precedenza ammessi, soltanto i dottori di ricerca, non i dottorandi né i cultori della materia. Ignoro quanti abbiamo effettivamente votato. Ovviamente, sempre a termini di statuto, non si poteva essere portatori di più di una delega”.

Lo stesso Padoa Schioppa, sempre nella giornata del 7 dicembre, in risposta alle osservazioni di Ugo Petronio, reiterava le sue affermazioni comunicando per e-mail che:

“le votazioni del 4 dicembre - che per delibera del Consiglio direttivo, come vuole lo statuto, hanno esteso ai dottori di ricerca (non ai dottorandi né ai semplici cultori della materia) le prerogative attribuite dallo statuto ai liberi docenti - sono state perfettamente regolari, come possiamo dimostrare in ogni sede”.

Queste affermazioni, alla luce del testo statutario, sollecitano alcune domande:

1) Per adottare la delibera è stato formalmente convocato il Consiglio di Presidenza?

2) E se sì: in che data lo stesso si è riunito?

3) Chi erano i Consiglieri presenti?

4) E' stata una delibera votata all'unanimità o a maggioranza?

5) Qualora tutto questo sia avvenuto - e vorrei una risposta in tal senso in ossequio alla trasparenza dei procedimenti amministrativi nei confronti del singolo Socio, giusto per avere un minimo di “certezza” se non “del diritto”, almeno della buona prassi amministrativa - i colleghi del Consiglio di Presidenza, che hanno votato a favore, hanno valutato che l'ammissione generalizzata dei dottori di ricerca appare, comunque, come una discutibilissima applicazione dell'art. 3 cpv., nella parte in cui si consente l'ammissione di nuovi Soci (che non siano o non siano già stati docenti) purché siano studiosi che abbiano contribuito al progresso della ricerca storico-giuridica?

6) In esito a questa deliberazione tutti i dottori di ricerca diventano, “de iure”, “studiosi... che hanno contribuito al progresso della ricerca storico-giuridica”. Sarà senz'altro così: immagino, infatti, che moltissimi dei nostri dottori di ricerca abbiano già contribuito al progresso della scienza storico-giuridica, pubblicando solidissimi contributi scientifici. Ma domando ai colleghi membri del Consiglio: ma tutti, proprio tutti indistintamente i dottori di ricerca, sono in questa lodevolissima condizione?

7) Inoltre: si è valutato che, mentre i “docenti” fanno parte di diritto della Società, pur essendo comunque tenuti a “presentare domanda”, i dottori di ricerca, a seguito di questa deliberazione, lo diventano “de iure” senza l’obbligo di presentare richiesta alcuna?

8) I componenti del Consiglio di Presidenza che hanno adottato questa delibera hanno percepito il fatto che in tal modo si è proceduto ad una surrettizia variazione dello Statuto, perché in tal maniera si è inserita fra gli ammissibili una intera categoria di studiosi: “i dottori di ricerca”? Non sarebbe stato più corretto procedere ai sensi dell'art. 18 che regola, appunto, le modifiche di Statuto coinvolgendo, come previsto, l'Assemblea, che in decisioni di questo genere è sovrana?

9) Come mai la comunicazione circa l'adozione di una delibera di tale importanza è stata data, comunque, nell'imminenza delle elezioni (poco prima di procedere con le operazioni di voto) e non a tempo debito, per consentire a tutti i dottori di ricerca di essere presenti?

10) E se non ci fossero stati i tempi tecnici (provo ad indovinare: la delibera è stata assunta proprio il 4 dicembre?) non è sembrato inopportuno, al Presidente uscente e agli altri eventuali membri del Consiglio di Presidenza con lui concordi, ammettere solo i “dottori” che erano casualmente presenti, negando così contestualmente agli ignari assenti l'esercizio del loro diritto-dovere di voto?

Una risposta in questa “sede”, quella pubblica, alle 10 domande sopra elencate, credo sia necessaria.

Dopo di che, avendo definitivamente fatto chiarezza sugli accadimenti elettorali del 4 dicembre, si potrà, aprire il dibattito (che anch'io auspico sereno e pacato) sulla revisione dello Statuto (seguendo, com’è ovvio, la procedura dallo stesso prevista) sia in relazione all’ammissione dei Soci (dico subito che sono favorevole all'ammissione di soggetti diversi dai docenti "strutturati", perché ho sempre pensato che si è studiosi per vocazione e non per “status” acquisito in eterno), sia con riferimento alle procedure elettorali da seguire, nonché sulle ben più importanti questioni che come studiosi di Storia del diritto medievale e moderno dovremo affrontare nel prossimo futuro.

Vi ringrazio per l’attenzione

Giovanni Minnucci

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